Biografia
Filippo Cavatore nasce e vive a Ivrea.
Fin dalla più tenera età disegna, per istinto, spontaneamente: un foglio bianco, una matita, una biro, un pennarello… e sulla candida superficie assumono forma e figura alberi, prati, case, castelli, animali, umani, paesaggi e scene di vita. Successivamente ai contorni si aggiungono i colori, prima i pastelli o i pennarelli, poi le tempere. Passano gli anni e lo studio assorbe la maggior parte del tempo, con il conseguente abbandono dell’attività artistica. Rimane vivo, tuttavia, l’interesse per l’arte: osservare, ammirare contemplare quadri affreschi mosaici, ma anche sculture ed edifici, ascoltare la musica, leggere prosa e poesia. A ciò si aggiunge l’approfondimento, lo studio della storia dell’arte. Nel 2000 e negli anni seguenti segue i corsi di pittura di Franco Bogge e successivamente di Margherita Malavenda, importanti e fondamentali esperienze per la propria maturazione tecnica ed espressiva.
Contatti
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E-mail: f.cavatore@alice.it
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Che cos’è un quadro? Una finestra che si affaccia su un mondo parallelo, un mondo misterioso, ignoto, da esplorare, ma al contempo inspiegabilmente famigliare e che ispira confidenza.
Chi è il pittore? Un ispirato, che ritrova, nel mondo sensibile e materiale, la visione interiore e la comunica attraverso l’immagine, ricomponendo la drammatica frattura che separa Spirito e Materia.
Disegnare o dipingere significa ricreare un universo interiore, unire la propria interiorità col multiforme e variegato mondo esterno; questo presuppone un’attenta osservazione dell’oggetto che si vuole rappresentare; occorre allo stesso tempo coglierne i particolari e osservarne la totalità, intuire l’equilibrio fra il pieno e il vuoto, la luce e l’ombra, la vicinanza e la lontananza. Dipingere è meditare e contemplare, condividendo il frutto di questa attività.
Per quanto riguarda le tecniche, la mia preferita è la pittura a olio, ma non trascuro le tempere e il disegno (sia a matita sia con i pastelli). Fra i soggetti, prediligo i paesaggi e le nature morte: il paesaggio mi dà la sensazione di proiettarmi negli spazi aperti, di assorbire la luce del sole, di entrare in contatto con la vita silenziosa e pulsante del mondo; la natura morta, invece mi permette di concentrarmi sugli spazi chiusi, sui singoli oggetti, sul microcosmo.
Manifestazioni
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