Nel mondo dell’Arte coloro che possono spendere, investitori e collezionisti, acquistando opere d’arte come bene rifugio, per collezione o passione, sono sempre meno, e vanno in calando precipitosamente.
Congiunture economiche sfavorevoli, che cambiano le disponibilità di denaro nel tempo, portano anche ad una maggiore selezione delle opere da acquistare. Se ne comperano meno, e più “sicure”, con valorizzazioni nel tempo più lente ma anche più sicure.
E il tempo che passa ci mette del suo, portandosi via veri e propri filantropi, mecenati e cultori di assoluto valore, che ovviamente, avendo dietro di loro il nulla cosmico, non possono essere rimpiazzati.
Appartengono ad un mondo passato, dove si era capaci e si avevano possibilità di guardare al futuro, e rientrano in una fascia generazionale con età importanti, che crescono sempre più, e che come detto dietro di sé non ha nessun ricambio: c’è solo il vuoto totale, incolmabile, sia per possibilità economiche che per gusto e cultura artistica.
Costoro sanno a chi rivolgersi. Non frequentano i social, ma galleristi seri, presenti sul mercato da decenni, di comprovata affidabilità, che hanno contatti sia tra i clienti che tra i venditori. E che trattano Arte seria.
Per quanto riguarda gli artisti emergenti, sono davvero pochi quelli che valgono e che possono aspirare a livelli altissimi. I fattori critici e di valutazione in gioco sono tanti, assolutamente diversi da quel che la gran parte della massa crede, o spera di inventare. Discorso lungo.
Ma comunque sia, appena questi artisti di valore si palesano vengono subito assimilati da galleristi e curatori. Per questo, non li vedete spesso in giro a bighellonare.
Aggiungiamoci una infestazione di pattume colorato che solo gli autori di tali mostri definiscono arte, oltre ad una pletora di altre motivazioni, e capiremo perché liberi spiriti di stabilire quanto sono bravi (di per se stessi) stanno uccidendo l’essenza e lo spirito dell’Arte, nonché il gusto. Che poi, diciamocelo, è quello che governa il mercato.
Il resto sopravvive. Il resto di noi, intendo.
L'unico accredito che rimane, e l'unica speranza che rimane di farsi conoscere, sono i social, erroneamente identificabili con i like. È uno strumento potente: si può ottenere un accredito importante in pochi minuti, e se si ha la fortuna di avere contenuti validi, le condivisioni possono perfino far diventare virale un video o un contenuto particolarmente interessante. Velocissimo, potente, di enorme portata. Ma proprio per queste sue caratteristiche, spesso anche fuoco di paglia. Un enorme falò importante e dirompente che però dura lo spazio di un battito di ciglia.
E spesso, lavorando su bassi istinti, su una cecità causata dalla voglia di emergere, di vivere d’arte, di andare in mostra, insomma di “essere” mondo dell’arte, senza guardare alle vere caratteristiche che servono, senza verifiche, riflessioni, stili e pensieri, il ritorno quasi immediato dei social falsa le prospettive, illude, e porta a vedere le cose in una prospettiva falsata.
Non si compera un’opera semplicemente perché è stata fatta. E accusare tutto il mondo di essere ignorante perché non si apprezza una cosa che in realtà è solo scempio non aiuta.
O si compera un’opera d’arte perché quest’ultima ha qualcosa da dire (e si crede in quel messaggio tanto da investirci, anche tanto, anche per primi, perché si crede nell'assoluto valore dell’opera) …
… oppure si acquistano per decorare le pareti
Esagerato, direte voi. Purtroppo, no, dico io. Sappiate che molte delle stampe che trovate nei megastore dell’arredamento sono fatte così, con soggetti giganti, perché la gente non arreda più casa. Non compera più mobili. Perché la società cambia, le percezioni e i valori generazionali pure.
Non esiste più il concetto di casa come si intendeva un tempo. Quindi non si vive la casa come la si viveva una volta. Spazi ristretti, mobili minimal, pareti vuote. Ecco che nascono i riempitivi. Niente di male, per carità. Niente da criticare. Tempi e abitudini sociali che cambiano, ognuno vive la sua dimensione
Ma molti traghettano quel concetto sull'arte… e nascono disastri
Guardate che se la gente non compera i quadri, è perché questi ultimi non hanno nessuno motivo per essere acquistati. Alcuni, dai nostri gruppi felicemente buttati fuori, affermano che il pianeta è fatto di deficienti che non capiscono la loro arte. È il contrario: nessuno compera spazzatura, neanche voi, non vedo perché gli altri dovrebbero comperare la vostra.
Dovrebbero perché l’avete fatta? Nessuno ve lo ha chiesto, e l’umiltà dovrebbe guidare i vostri cuori. Un artista è tale prima di tutto per l’impegno e il coinvolgimento, al di là di ciò che fa. E deve essere libero di esprimersi. Ma non per questo deve auto proclamarsi “l’eletto”.
Così come gli altri possono essere liberi di considerare alcuni lavori di alcuni pseudo artisti (che se la tirano di lungo, oh mamma, quanto se la tirano) per quello che sono: sciacquatura di piatti. Non prendetevela con chi non capisce la vostra arte: semplicemente, non c’è nulla da capire, solo da buttare. Il tutto incartato da tanta tanta presunzione e arroganza, infiocchettato con un’ignoranza artistica abissale.
Chi di voi invece si dedica con amore, e perfino sacrifico, alla sua parte artistica, senza millantarla ma rendendola concreta e vivente, VERA, al di là del livello, è un dono divino del quale dobbiamo sempre ringraziare il cielo. Sono voci, parole, cuori, canti, urla e melodie, grugniti, armonie e suoni gutturali, di gente che ride, soffre, ha una sensibilità esagerata che talvolta uccide. Soffre. Soffre. Soffre. E alla fine respira. Questa è arte.
Anche la più debole delle passioni, il più minuscolo dei talenti, diventano giganti per la verità intrinseca che trasportano. Io vedo lavori sbagliati, errati, ma con un tale carico d’amore, di passione e di poesia da rimanere esterrefatto con le lacrime agli occhi si vede lo sforzo del talento limitato che tenta di rompere la barriera e creare. Ed è una delle cose più belle che è mai dato di vedere nella vita.
Sono dita tremanti, tensioni, rigidità, timidi approcci di una esistenza artistica nascosta per anni per famiglia, vita, lavoro, che si affacciano al mondo. Idee, pensieri, desideri, sogni, richieste d’aiuto che vengono testimoniate. E per questo che vogliono essere ascoltate, accettate e capite.
Muscoli fermi da tempo urlano, soffrono fino alle lacrime, ma non demordono, non si arrendono… non vogliono fermarsi. E seppure con dolori e impedimenti, si ingegnano, si attivano, e producono meraviglie. Corrette? Anche no. Magnifiche perché vere? Assolutamente si.
E vogliamo parlare del coraggio e della fierezza con le quali molti di voi espongono? Siete ammirevoli, da lacrime agli occhi. E per questo noi ogni giorno difendiamo la serenità del gruppo. Proprio per questo motivo.
Chi espone si espone: è vulnerabile. Non deve essere denigrato, ferito, insultato, deriso, ignorato, abbandonato. Specialmente in una comunità di artisti come lui, che dovrebbero essere solidali e comprendere cosa vive o cosa ha vissuto chi espone.
Ma il bisogno di conferma, di senso dell’esistenza, anche solo artistica, prevale. È insopprimibile, per molti. E giocano con qualche piccolo trucchetto, innocente o no non saprei dire, che però per quanto piccolo falsa la realtà, il reale valore, inquina la cultura generale, spande menzogna e falsa il mercato. Non c’è più marcato confine tra idea e capacità di mano di tradurla in messaggio trasversale e concreto.
Quindi la sola idea prende il sopravvento sulla capacità di esprimerla, perché a questo pensa la tecnologia. Tutto inquinato, tutto falsato. Tutto morto.
Chi pensa che stia dando addosso alla tecnologia, si fermi. Prima di imbestialirsi, vada avanti a leggere.
Dicevamo… non sempre la gente bara o falsifica, ma con l'avvento della tecnologia, imbelletta, perché può farlo.
Quindi un lavoro in estemporanea (che significa all'aperto e con la gente intorno che ti guarda, ti saluta, etc. etc.) viene effettuato in modalità scomode. E una volta da quella fatica sortiva quel che sortiva (Constable e Turner facevano avanti e indietro decine di volte, nello stesso posto, alla stessa ora, per catturare la stessa luce).
Oggi, molti degli artisti della nuova generazione (che non significa per forza siano i più giovani, ma i più “freschi” come mestiere) in estemporanea magari lavorano, sì, ma poi a casa si ritocca il lavoro. E spesso “ritoccare” il lavoro significa, per i più tecnologici, scattare una foto e lavorarla al computer.
Niente di nuovo, direte voi. Gli impressionisti, all’inizio del secolo scorso, fuori abbozzavano, ma poi tornavano in studio e grazie alle foto finivano il lavoro. Giusto, è proprio così. Ma un conto è finire un lavoro, un altro alterarlo, seppur impercettibilmente.
Quello che non si fa, o non si riesce a fare con i pennelli, lo si fa con il pc.
Però la questione non è se lo ha fatto o meno... non lo sapremo mai. A parte casi eclatanti, di mentecatti bari e falsari che si credono fenomeni ma che usano il computer che manco l’uomo di Neanderthal (e che considerano noi degli imbecilli credenti a tutto e vedenti niente), e che quindi sono assolutamente sgamabili, su tutto il resto, dicevo, rimane l’umano dubbio.
Vediamo delle foto, impossibile, nella maggioranza dei casi, capire se è manipolazione o no.
Ma credetemi, non sarebbe nemmeno questo il problema: basterebbe dichiararlo.
L’arte digitale, così come l’uso dell’informatica, NON FALSA L’OPERA CREATIVA, proprio perché frutto dell’ingegno e del pensiero umano. Le tecniche possono essere varie, tutte valide in quanto mezzi espressivi, ma…allora dichiariamolo.
Diciamo la verità, diciamo come sono stati realizzati i lavori, e tutti saranno degni di lode, considerazione ed entusiasmo.
Ma purtroppo non sempre è così. E chi scrive è oramai da troppi anni impegnato a “procreare arte” a mano, e a lavorare sul computer. E come funzionano le cose, ahimè, lo so benissimo.
Non mettiamo tutti sul rogo: l’arte è bella perché ognuno di noi è espressione, se sincera, di una forma d’Arte unica, filtrata dal nostro personale sentire, meglio se al passo con i temi odierni. La tecnologia ha dato modo di esprimere la propria creatività e la propria voce a chi prima non poteva farlo, quindi…sia benedetta. Il mezzo, la tecnica, non sono importanti, se sono quelle idonee a esprimere, appunto, il proprio mondo interno. Ma vanno dichiarate, in verità e trasparenza.
Così come vi devono essere i dati tecnici delle opere. Da che mondo è mondo, per una pura questione logica, bisogna collocare un dipinto o un qualsiasi lavoro d’arte nel suo contesto, per poterlo apprezzare. Se vedo la Pietà di Michelangelo in una statuina di 10 cm la posso comperare come soprammobile, ma certo non la valuto per quello che è in realtà.
Dobbiamo trattare meglio l’Arte, noi stessi che della nostra Arte siamo padri e madri, e soprattutto chi ci guarda e ci valuta, ci soppesa, investe tempo e passione regalandoli a noi. Meritano rispetto loro, assoluto, meritano rispetto le opere, e anche noi.
Chi vuole filosofeggiare, chi crede che tutto il mondo sia scemo perché non capisce i suoi lavori, chi crede che la libertà dell’artista sia tacere, mentire, manipolare, devo solo andare a buttarsi a fiume. Lo dico chiaramente: se siete mentitori, siete solo dei miserabili, e nessuno di noi, a qualsiasi livello sia, vuole andare in mostra affiancato a delle falsità.
Voi non sapete cos'è l’Arte, cos'è un artista, a che livelli di passione e introspezione arriva. Il foglio pasticciato di un bimbo di due anni vale incommensurabilmente di più rispetto alle vostre menzogne, ben curate, e dotate di packaging.
In alcuni casi arriviamo perfino a “spegnere”, uccidere la propria mano, in nome di un packaging che ha la priorità su tutto. Questi signori strizzano l’occhio, nascondono furbescamente l’assoluta mancanza di idee. Messa e stile con una coltre di trucco e cerone, creando lavori che resistono nel tempo lo spazio forse di un paio d’ore.
Voi che guardate, chiedetevi: quanti di questi lavori furbi ma totalmente inutili comprereste? Per quante mattina, passandoci davanti, vi emozionerebbero esattamente come la prima volta? Quasi nessuno, perché non hanno anima, cuore, messaggio. Dipingere con tre pennelli insieme, fare un nudo volgarissimo e chiamarlo in 110 modi diversi tranne quello giusto (ne siamo inflazionati, e difatti non li pubblichiamo), denigranti la donna anche se non lo dichiarano, pezzi facili, molto facili, accattivanti. Lavori che “devono sembrare foto”, un assoluto errore di interpretazione dei lavori iperrealisti (quelli seri, credetemi, sono davvero grandi progetti, perché richiedono un lavoro assurdo e sfiancante, da quanto sono difficili).
Colori e strumenti del nostro quotidiano permettono grandi effetti, ma davvero davvero pochi sospiri.
Io chiamo all'Arte, chiamo voi all'Arte, vera, vissuta totalmente e in verità. Chi si muove diversamente passa, spesso, per punto di riferimento, per talento eccentrico. Signori, non ne sopravvive uno, ma esattamente come erba cattiva tutti questi inventati soffocano le piante belle del giardino.
Non cadete nella trappola, non vi fate prendere per i fondelli. Continuate a fare quello di cui siete capaci, studiate, formatevi, ma restate veri, restate vivi. Fuggite da falsi mentori, da false mostre, da falsi curatori, ma anche dai falsi artisti. Meglio da soli che male accompagnati. Nel dubbio fermatevi.
Dateci verità, non importa quanto bella, brutta, o tecnicamente perfetta. Dateci verità, cuore, anima, ed espressione vera della mano dateci voi artisti umani, perché solo questi, nella storia dell’umanità, hanno fatto la storia dell’arte.
Rimanete voi.
Andrea Colore Soldatini